LA CHIESA
La prima memoria storica della esistenza di una “chiesuola” dedicata a san Sisto II papa e martire risale al 1391: la porta di entrata era verso la Magnifica Corte, di fronte l’altare di santa Barbara, a sinistra l’altare di sant’Antonio Abate e a destra la cripta sepolcrale dei feudatari del tempo. Di quest’epoca è forse la forma dell’abside, all’esterno della quale sono ancora in evidenza le cerniere in pietra.
Negli anni la costruzione subì numerosi maneggiamenti; di seguito riportiamo i principali.
1) Nella prima metà del XVII secolo la chiesetta fu praticamente rifatta, ruotando l’asse del fabbricato di 90 gradi, con un altare ligneo dedicato a san Sisto dove prima era la cripta sepolcrale, sul lato sinistro l’altare di santa Barbara. Era di dimensioni modeste: circa metri 17×6. Nel 1632, dopo la terribile peste bubbonica di manzoniana memoria, la chiesa fu aperta al pubblico (prima era al solo servizio dei feudatari), aprendo una nuova porta verso la piazza (allora cimitero), al fine di evitare possibili ulteriori contagi dovuti allo spostamento della popolazione per motivi devozionali. Fu riconsacrata nel 1642.
2) Al 1585 risalgono le notizie di un primo campanile con una cupola in legno. Nel 1678 il campanile fu innalzato, smaltato e gli fu data una nuova copertura. Un restauro globale con rifacimento della cupola fu eseguito nel 1902 su progetto del concittadino Clemente Chiesa e un nuovo sostanziale restauro nel 1982 con rifacimento della cupola in rame. La sua altezza è di 42 metri. L’ultima tinteggiatura è del 2013.
Le prime campane di cui si ha notizia sono state fuse nel 1740 e collocate sul campanile nel 1757. Nel 1915 le campane del 1821 furono requisite dall’impero austroungarico e fuse per farne cannoni. Nel 1921 venivano benedette le nuove campane con tonalità FA, SOL, LA, DO, ancora oggi funzionanti. Nel 1960 le campane a corda furono dotate di motori elettrici e nel 1986 furono fissate su un “castello” in ferro al fine di ridurre le oscillazioni della torre campanaria e arricchire con una quinta campane in SI bemolle.
Del 1982 sono anche gli attuali tre quadranti dell’orologio e il parafulmine. Il precedente orologio era del 1937. In occasione del restauro del 1982 furono rinvenute tracce del cinquecentesco orologio campanario citato in un documento del 1585. La sua presenza e visibilità era molto importante, soprattutto per chi lavorava nei campi (e sino agli anni Sessanta del secolo scorso erano il 60% della popolazione), perché non esistevano gli orologi da polso e solo i “signori” avevano quello da taschino.
3) Nel 1681 fu rifatto il tetto ligneo con il tipo a volta e la chiesetta fu allungata con due nuovi altari: a sinistra fu aggiunto l’altare di sant’Antonio abate e a destra quello dedicato alla Madonna del Carmine (oggi rispettivamente altare di san Rocco e altare di santa Maria Maddalena penitente).
4) Nel 1715 ha inizio la “nuova fabbrica di san Sisto”, che prevedeva l’abbattimento totale del corpo della chiesa e la sua ricostruzione nelle dimensioni attuali come larghezza e altezza, mentre la lunghezza era sino a dopo la volta dell’attuale altare dell’Angelo Custode, aggiungendo quindi due nuovi altari, quello a sinistra dedicato alla Madonna Addolorata e quello a destra dedicato a san Giovanni Battista (oggi all’Angelo custode). E’ di quell’epoca (1731) la sostituzione dell’altare maggiore ligneo dedicato a san Sisto con quello marmoreo e la costruzione della sacrestia. Direttore dei lavori fu il maestro Francesco Somalvico (comasco), le belle porte e i portali in pietra calcarea rosa sono opera di Giangiacomo Negriolli di Civezzano. Nel 1767 la chiesa veniva nuovamente consacrata.
5) Nel 1737 fu acquistato il fonte battesimale, collocato a sinistra della porta principale, a seguito della concessione da parte del vescovo di Feltre di celebrare i battesimi nella chiesa curaziale di Caldonazzo, anziché nella chiesa parrocchiale a Calceranica. Nel 1972 fu spostato a destra della porta laterale e ricoperto in rame.
6) Nel 1748 alla chiesa fu aggiunto il locale, ora erroneamente chiamato sacrestia vecchia, a ridosso del cimitero ed utilizzato come deposito.
7) Nel 1818 il cimitero, collocato sull’attuale sagrato della chiesa, fu spostato nella sede attuale. Fu ampliato più volte: una prima volta già nel 1862 e successivamente nel 1952, arricchito con i loculi nel 1982 e nuovamente ampliato nel 1989 e nel 2003. La grande croce ora sul lato sud del cimitero, prima del 1989 era collocata centralmente. Essa fu costruita nel 1920 a ricordo e ringraziamento per il rientro dei nostri soldati e dei profughi della prima grande guerra mondiale 1914-1918.
8) Nel 1836 la chiesa, anche a seguito della possibilità offerta dallo spostamento del cimitero, fu prolungata di ulteriori due navate e fu costruita la nuova facciata d’ispirazione neoclassica. La porta, gli stipiti (non l’architrave) furono recuperati e spostati, così come le due acquasantiere a colonna (datate 1781, in marmo giallo veronese), che furono utilizzate quali sostegni della nuova cantoria. Dello stesso anno (1781) e dello stesso materiale i balaustri posti sino al 1972 al limite del presbiterio e pertanto con molti più elementi. E’ del 1836 con ogni probabilità anche il pulpito, mentre i banchi e il pavimento a scacchiera in marmo bianco-rosa sono del 1838, restaurati entrambi nel 1972. Nel 2018 si è proceduto ad una sistemazione e pulitura del pavimento marmoreo ed è stato eseguito il restauro dei banchi e delle pedane ad opera della ditta Orsingher di Trento. Il restauro conservativo sia delle tre porte esterne che delle tre porte del presbiterio è il programma per il 2019, ancora ad opera della ditta Orsingher.
Nel 1836 fu anche acquistato e installato l’organo dei fratelli Serassi, contraddistinto dal n. 513, ancor oggi particolarmente apprezzato per il suono e utilizzato per concerti. E’ rimasto in Trentino l’unico organo originale di quell’antica e famosa famiglia di organari bergamaschi, anche se nel 1972 si procedette alla sostituzione del mantice manuale con uno a motore elettrico. L’ultima manutenzione è del 204 ad opera della ditta Miscioni.
9) Durante la prima guerra mondiale, quando la popolazione di Caldonazzo nel 1915 fu mandata profuga in Moravia, la chiesa fu utilizzata come riparo e magazzino dall’esercito austro-ungarico. Nel 1919-20 furono eseguiti lavori di ripristino per rendere la chiesa nuovamente pulita e degna di accogliere il popolo di Dio.
10) Nel 1939 il pittore Marco Bertoldi di Lavarone fu incaricato di ridipingere l’interno della chiesa, cosa che fece con molto entusiasmo, con scritte in latino, festoni, angeli osannanti, ecc.. Il tutto fu cancellato con la tinteggiatura del 1972. Così come fu coperto, con la tinteggiatura del 1982 dell’esterno della chiesa, l’affresco del 1926 raffigurante san Sisto, posto sulla facciata sopra la porta d’ingresso, opera del concittadino Edmondo Prati. Le attuali tinteggiature sono del 2008 quella interna e del 2013 quella esterna.
11) Nel 1968 la chiesa fu dotata di un impianto di riscaldamento ad aria calda alimentato a gasolio; nel 2011 è stato sostituito con un nuovo impianto alimentato a metano. Qualche anno prima si era tentato di riscaldare la chiesa con braccia elettriche poste su colonne collocate lungo la corsia centrale e poco dopo con due padelloni alimentati a gas appesi al soffitto.
12) Nel 1972 fu costituito il “Comitato pro restauro chiesa di san Sisto”, che provvide, anche in conseguenza delle nuove norme liturgiche introdotte dal Concilio Vaticano II, ad una ristrutturazione straordinaria della stessa con lavori in muratura, di tinteggiatura, di restauro ligneo, di pavimentazione, di modifica e consolidamento di altari, di chiusura dell’accesso al pulpito dal quale prima veniva proclamata l’omelia, di sistemazione del presbiterio con spostamento dei balaustri e alla sistemazione di una nuova mensa eucaristica. Nel 1982 l’altare e l’ambone lignei venivano sostituiti dagli attuali in marmo di Trento, dono di una benefattrice.
13) Nel 1982, ad opera dell’Amministrazione comunale, si provvide a contornare la chiesa anche sui lati est e sud con un’area di rispetto, isolandola dalla campagna.
14) Nel 1995 fu costruita la bussola dell’entrata, l’ingresso alla sacrestia sul lato sud della stessa, le nuove finestre del presbiterio e l’anno successivo si procedette alla manutenzione del coro dietro l’altare maggiore e del mobile della sacrestia.
15) Nel 2007 tutti gli altari nella parte marmorea subirono una profonda manutenzione statico-conservativa ad opera della ditta Kore del Consorzio ARS di Trento.
LA PARROCCHIA
Dal punto di vista dell’organizzazione gerarchica, la chiesa di san Sisto in Caldonazzo dipendeva dalla pieve di Calceranica. La “villa” di Calceranica con quella di Caldonazzo e, sino al 1758, con quella di Caorso costituivano sino al 1864 un unico Comune. Nel 1767 la chiesa di san Sisto fu elevata a curazia dipendente, nel 1860 a curazia indipendente e il 5 agosto 1911 a parrocchia. Inizialmente era a servizio dei feudatari, dal 1632 di tutta la popolazione. Fino al 1786 la chiesa di Caldonazzo, come tutta la Valsugana, faceva parte della diocesi di Feltre.
GLI ALTARI
1) Maggiore, dedicato al patrono san Sisto II papa e martire. L’attuale risale al 1731 ed è opera di Cristoforo Benedetti di Castione di Brentonico, discendente di una dinastia di scultori e architetti ricercati e accreditati anche fuori dal Trentino e a cui si deve la costruzione di numerosi altari. Sopra il tabernacolo è posto il tronetto che fungeva (e durante la settimana santa anche attualmente) da base di appoggio per l’esposizione dell’ostia consacrata, ora del crocifisso. Lo sportello rettangolare deltabernacolo è del 1964, l’originale è custodito nell’Archivio parrocchiale. Nel 1972 e nel 2007 si è proceduto al consolidamento statico delle parti marmoree e al rifacimento di taluni elementi decorativi esterni. Il coro dietro l’altare è del 1824.
2) Primo a sinistra, dedicato alla Madonna delle Grazie. La parte marmorea è opera dello scultore bresciano Andrea Filippini ed è stato donato alla chiesa di Caldonazzo da monsignor Carlo Sebastiano Trapp. Fu eretto nel 1791 ed ha sostituito quello ligneo dedicato a santa Barbara. La tela è una copia seicentesca della Madonna con Gesù Bambino, santa Elisabetta e san Giovannino (la cosiddetta Madonna del Divino Amore) di Raffaello Sanzio, il cui originale è conservato a Napoli nel museo di Capodimonte. Fu acquistata da mons. Trapp e conservata nella sua casa di Trento prima di donarla nel 1876 alla chiesa di san Sisto. Fu più volte restaurata, spesso danneggiandola; l’ultimo intervento è del 2007 ad opera della ditta Giotto di Trento. La cornice in legno intagliato e dorato è opera di Giuseppe Colombo di Trento, realizzata nel 1876 per ridurre l’ancona dell’altare. Le spese di restauro del 2007, sia della tela che della cornice, sono state sostenute da due famiglie di Caldonazzo.
3) Secondo a sinistra, dedicato a san Rocco. Fu eretto nel 1855 dalla omonima Confraternita, dopo le epidemie di colera, la prima nel 1836 e la seconda di maggiore virulenza tra il 21 agosto e il 29 settembre1855 (62 infetti, dei quali 27 morti). Sostituì l’altare ligneo dedicato a sant’Antonio abate, la cui tela, opera di Carlo Pozzi, è conservata nell’Archivio parrocchiale. La pala raffigura la Madonna con Gesù Bambino benedicente in gloria, san Rocco e san Nicola da Bari ed è attribuita al pittore fiemmese Francesco Antonio Vasco. A seguito di un atto vandalico nel 2007, fu restaurata dalla ditta Giotto di Trento nel 2008 con spesa sostenuta da un fedele di Caldonazzo.
4) Terzo a sinistra, dedicato alla Madonna Addolorata. Altare in pietra calcarea, eretto nel 1838 da maestranze padovane assieme a quello dedicato all’Angelo Custode che gli sta di fronte, a seguito dell’allungamento della navata del 1836. La statua è opera del meranese Giovanni Pendl, che la inviò a Caldonazzo nel 1858 ed ha sostituito una tela raffigurante sempre la Madonna Addolorata, ora conservata nell’Archivio parrocchiale. La statua fu restaurata nel 1995 da Gilberto Coraiola di Trento con spese sostenute da una signora di Caldonazzo.
5) Primo a destra, dedicato alla Maddalena Penitente. L’altare risale al periodo tra il 1745 e il 1759 e sostituì quello ligneo dedicato alla Madonna del Carmine, la cui tela è ora custodita presso l’Archivio parrocchiale. Dal 1921 al 1972 l’altare era dedicato al Sacro Cuore di Gesù, con una statua ora conservata in “sacrestia vecchia”, dono delle “Figlie di Maria”. Il quadro è coevo all’altare e raffigura santa Maria Maddalena Penitente, quasi certamente opera di Antonio Cogorani. Lo stemma appartiene alla famiglia Tamanini de Chemina originaria di Bormio stabilitasi a Caldonazzo attorno al 1550, concessionaria della miniera di Calceranica e proprietaria di un mulino e di una filanda. Il quadro fa riferimento ad una leggenda secondo la quale la Maddalena, dopo l’ascensione di Gesù, si ritirò in un eremo sconosciuto vivendo di penitenza e solitudine per trent’anni, ma allietata dalla visita quotidiana di alcuni angeli. L’ultimo restauro è del 1997; le spese sono state sostenute da una signora a ringraziamento dei suoi trent’anni di villeggiatura a Caldonazzo.
6) Secondo a destra, dedicato all’Angelo Custode. L’altare, in pietra calcarea di maestranze padovane, fu eretto nel 1838 a seguito del prolungamento della navata del 1836 e sostituì quello ligneo dedicato a san Giovanni Battista. La statua che oggi ammiriamo non è quella originale andata distrutta; è opera di Giuseppe Obletter di San Udalrico in Val Gardena. L’ultimo restauro è del 1995 ad opera di Gilberto Coraiola di Trento. La popolazione di Caldonazzo è molto devota all’Angelo Custode e la statua è portata in processione sin dal 1839 nella prima domenica di settembre. L’altare fu dedicato all’Angelo Custode e si istituì la processione come riparazione di un infanticidio.
QUADRI E LAPIDI
1) Nel presbiterio sul lato sinistro si può ammirare la pala raffigurante Madonna con Gesù Bambino in gloria, san Carlo Borromeo, san Francesco d’Assisi, san Sisto II papa e patrono della chiesa, san Sebastiano e san Rocco. Era la pala dell’originario altare maggiore ligneo, offerta alla chiesa dal barone Osvaldo III Trapp quale voto di gratitudine dell’intera giurisdizione di Caldonazzo per lo scampato pericolo dall’epidemia di peste bubbonica del 1630-1631. E’ opera di Lorenzo Fiorentini il vecchio, che la dipinse nel 1631. Fu collocata nell’ancona dell’altare maggiore ligneo dedicato a san Sisto II, ove ora c’è il crocefisso. Nel 2007 la ditta Giotto di Trento procedette ad un restauro, finanziato dalla locale Cassa Rurale, anche al fine di rimediare ai danni provocati nel 1730 per poterla inserire nell’ancona del nuovo altare maggiore marmoreo di Cristoforo Benedetti di Castione di Brentonico. Nel 1972 la pala fu spostata sulla parete sinistra del presbiterio.
2) Sull’arco che separa il presbiterio dal resto della chiesa (arco santo), quadro di san Sisto II papa e martire. Interessante dipinto di fine Settecento, restaurato nel 2007 ad opera della ditta Giotto di Trento con spesa a carico del Gruppo culturale-naturalistico Amici del Monte Cimone. La tela è opera di Domenico Zeni di Bardolino, detto il Pittorello. E’ dipinta su entrambi i lati e originariamente era collocata al centro di un gonfalone processionale: da una parte è raffigurato san Sisto, dall’altra angeli in volo che sorreggono un ostensorio.
3) In fondo alla chiesa, a destra e a sinistra, quadri della Via Crucis, opera di Domenico Zeni di Bardolino, detto il Pittorello, dipinti nell’ultima decade del Settecento, quando l’autore soggiornò a Trento per decorare l’ultimo medaglione dei vescovi nel Castello del Buon Consiglio. La Via Crucis è di notevole qualità per raffinatezza, vivacità di narrazione e uso sapiente di luci e colori e si ispira alla Via Crucis di Giandomenico Tiepolo della chiesa di san Paolo a Venezia. I quadri nel 1982 furono restaurati a cura dell’Assessorato alle Attività culturali della Provincia Autonoma di Trento.
4) Posta davanti all’accesso della cantoria, lapide paleocristiana rinvenuta nel 1872 sul colle di Brenta, poco lontano dalla chiesetta di san Valentino. Il frammento di lastra tombale risale al VI-VII secolo ed è uno dei primi e più importanti reperti archeologici paleocristiani del Trentino. L’iscrizione probabilmente indica: Flaminiu (s …… si) bi et Iustae (…..) fecit., traducibile in Flaminio (nome del casato?) fece per sé (e per la moglie, madre, sorella, figlia?) Giusta.
5) A destra della porta principale, statua lignea di sant’Antonio da Padova. E’ opera di Bruno Lunz di San Vito di Pergine Valsugana, donata alla chiesa di san Sisto dal Gruppo culturale-naturalistico Amici del Monte Cimone nel 1994. Rappresenta il Santo che intercede presso Gesù Bambino la grazia di un buon matrimonio per le nubili e i celibi che lo pregano tirandolo per il cordone e mettendo un soldo nel cappuccio. Sul retro una breve giaculatoria che precisa il motivo per il quale invocano il Santo.
6) Sul fondo a destra, lapide a ricordo di monsignor Giovanni Battista Boghi (1804-1874), canonico del Capitolo della cattedrale di Trento, vicario generale con i vescovi Giovanni Nepomuceno de Tschiderer e Benedetto de Riccabona, protonotario apostolico con diritto di mitria, prelato domestico del Papa Pio IX, insignito della croce di commendatore dell’ordine imperiale di Francesco Giuseppe. Egli fu grande benemerito della comunità di Caldonazzo, donando gran parte del suo patrimonio alla Congregazione della carità a favore dei poveri.
7) Sull’arco santo di destra, quadro raffigurante la “Natività” o “Presepio” di Eugenio Prati. E’ un dono che il pittore caldonazzese ha voluto fare nel 1898 alla sua chiesa. L’attuale collocazione è del 1994.
8) Sul lato destro del presbiterio, monumento funebre dei feudatari più benemeriti per la chiesa di Caldonazzo. La lapide di sinistra copriva la tomba terragna di Osvaldo III morto nel 1641, mentre quella di destra fu posta a memoria di monsignor Carlo Sebastiano Trapp morto nel 1794 e sepolto al centro del presbiterio. L’attuale collocazione è del 1794.
9) La colomba policroma della finestra ellittica al centro dell’abside è de 1991 su disegno del concittadino Elio Ciola. La sua collocazione è opera di Alfredo Campregher.
________________________________________________________________________
Che la cura con cui i nostri avi hanno custodito e abbellito la nostra chiesa sia di monito e di incitamento a noi tutti per consegnarla sempre più bella ai nostri figli.
_________________________________________________________________________
Le notizie riportate sono desunte dai libri:
« La Parrocchiale di San Sisto in Caldonazzo » di Luciano Brida (TN, 1982)
« La chiesa di San Sisto a Caldonazzo » di M. Ferrari e L. Liandru (Rovereto, 2008)
« Storia della Parrocchia di Caldonazzo » di Emanuele Curzel (Trento,2011)
ai quali si rinvia per ulteriori più dettagliate informazioni, nonché da:
« documentazione dell’Archivio parrocchiale ».
Ultimo aggiornamento: luglio 2019
Dottor Andrea Curzel