Camminiamo Insieme

XXVa DEL TEMPO ORDINARIO

VANGELO (Mc 9,30-37)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Commento
Immaginiamo un dirigente di un’azienda in crisi che sia obbliga-to a mettersi a fare l’inserviente; un professore che si adatti a fare le fotocopie e a pulire i locali della scuola; un presentatore tivù che passi a occuparsi di spettacoli di borgata o di oratorio… le definiremmo carriere al contrario, e probabilmente saremmo dispiaciuti per loro: «Poverini, non se lo meritavano!». Eppure certe professioni poco blasonate sono ancor più importanti di quelle altisonanti: nel momento in cui ci serve, quanto vorremmo un bravo e onesto idraulico, quanto è difficile trovare una badante a nostra misura…
Sono passati duemila anni, ma questa è una delle idee di Gesù meno accolte dal pensiero comune: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servitore di tutti». Anche il linguaggio tradisce gli stessi ministri del cristianesimo: pensiamo al “boccone del prete” o al significato dello “stare da papa”.
Papa Francesco ha provato a invertire la tendenza con piccoli gesti quotidiani, con la scelta di vetture e appartamenti ordinari, con l’umiltà di certi incontri da prete semplice tra la gente.
Se vogliamo conformarci a Gesù, però, tocca a noi cambiare la mentalità. Essere più felici di un figlio onesto, serio, che non sta mai con le mani in mano, di uno che ha trovato il modo di vivere come un pascià, servito e riverito da tutti. Nella nostra vecchiaia e debolezza, probabilmente, ci starà molto più vicino.

 

 


SERVIRE È REGNARE

Tu non sai quanto apprezzi, dice il Signore,
chi si mette all’ultimo posto,
accetta i servizi più umili e nascosti,
non si vergogna di incontrare
chi è respinto dalla società.
Amo intimamente quei cuori delicati
che si fanno in quattro per tutti,
si mettono nei panni della gente,
prendono su di sé le necessità degli ultimi.
Guardo con ammirazione
chi riesce a leggere tra le righe delle storie,
chi ascolta le parole non dette,
chi è sempre pronto a comprendere e a giustificare.
Vorrei ricompensarli con uno sguardo amorevole,
con una stretta di mano intensa,
con un abbraccio ristoratore.
Vorrei far loro capire che io li vedo,
mi sciolgo dall’emozione che mi ispirano
e non vedo l’ora di dar loro una ricompensa.

Per questo ho bisogno di te, dice il Signore.
Vorrei che tu fossi il mio sguardo e il mio abbraccio.
Vorrei che testimoniassi al mondo
quanto gli umili sono i veri vincitori,
perché il mondo non potrà mai fare a meno di loro.
Vorrei che potessi far sentire loro l’orgoglio di esistere,
la grandezza della loro missione,
la loro importanza nell’economia del creato.
Vorrei che imparassi a vivere un po’ come loro.
Sarebbe un vantaggio per tutti e un regalo per te,
che t’incammineresti sulla via
della vera grandezza e dignità di figlio di Dio.