-dal sito della Diocesi-
In questo 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, la Diocesi di Trento diffonde (attraverso il proprio canale YouTube) un video dal titolo “Terra madre. Nostalgia di un’esperienza”. La nostalgia è quella per il pellegrinaggio in Terra Santa, in cui l’assenza dei pellegrini a causa della pandemia si sta facendo sempre più pesante. Ma proprio da questa terra in grande sofferenza arrivano due voci “trentine” di speranza: fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa e suor Mariachiara Bosco, monaca nella piccola comunità delle clarisse a Gerusalemme. La loro testimonianza si intreccia con quella del biblista don Piero Rattin, guida spirituale di decine di pellegrinaggi della Diocesi trentina e Katia Cozzini, affezionata pellegrina della parrocchia di Sant’Antonio a Trento.
In dieci minuti di video, un ponte ideale tra la Chiesa trentina e la terra “madre” di tutti i cristiani, in particolare Gerusalemme.
“Gerusalemme ci attende”
“Gerusalemme – commenta don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e più volte accompagnatore di pellegrinaggi – è proprio come la descrive Giovanni nell’Apocalisse (cfr. Ap 21,9-10): bella come una sposa il giorno delle nozze . Città piena di contraddizioni e di conflitti, città la cui bellezza però ti raggiunge da ogni pietra e da ogni volto. Che sia stampata in noi la memoria di un pellegrinaggio già vissuto tempo fa o che ci portiamo dentro il sogno di metter piede in Terra Santa o che magari non lo mettiamo nemmeno in conto, lasciamo però che il nostro cuore batta forte con queste immagini: ci vengono direttamente da quella Terra che è Santa più di ogni altro pezzo di terra. E lasciamo che nei nostri orecchi risuoni quel miscuglio di voci dal quale prende corpo la Parola, quella di quel Dio che mescola ogni giorno la sua storia di santità alla nostra storia di fragilità. Lo facciamo volutamente oggi, 4 ottobre, nella festa di san Francesco d’Assisi, che a sua volta si è lasciato conquistare a tal punto dalla santità della Città e della Terra da lasciarci i suoi frati, chiamati a custodire i luoghi e ad essere a loro volta custoditi dai luoghi santi. Gerusalemme ci attende, come una sposa aspetta il suo sposo, come una madre attende i suoi figli, come l’amico non vede l’ora di incontrare l’amico. E a nostra volta, siamo anche noi ad aspettare Gerusalemme; perché «se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia» (Salmo 137,5-6).”