La trentina suor Maria Martinelli, superiora provinciale delle suore missionarie comboniane in Sud Sudan, dove è presente da 12 anni, ha inviato attraverso al Centro missionario diocesano una testimonianza da Juba, capitale del Paese dell’Africa centrale, di come la pandemia di Coronavirus sia vissuta e vista dal Sud del mondo. In Africa la diffusione del virus avviene più lentamente rispetto a Europa ed America, per esempio, ma vi sono ugualmente pesanti ripercussioni. il Centro missionario trentino le ha inviato un contributo economico per l’acquisto di test sierologici rapidi per gli ospedali del Sud Sudan, dal momento che il tampone viene fatto solo a livello governativo.
“Dal mio piccolo angolo di osservazione, qui a Juba – scrive suor Maria – cerco di seguire per quanto possibile scoperte e riflessioni e sono spesso richiesta, per le mie competenze mediche, di dare un mio parere su una o l’altra scoperta evidenziata dai giornali o su videoclips passati su centinaia di telefonini, con le affermazioni più strane e la richiesta di farle passare il più possibile. Anch’io mi sono chiesta tante volte e senza riuscire a darmi una risposta, perché una cosa così piccola, minuscola, come è un virus, sia riuscita a combinare un caos così grande in tutto il mondo“.
Nella sua lunga lettera, suor Maria, medico missionario, spiega che per mettere la parola “fine” alla pandemia, “solo un vaccino efficace può veramente essere la soluzione. È stato molto bello all’inizio della pandemia – aggiunge – osservare come gli scienziati di tutto il mondo si sono messi in rete per scambiarsi conoscenze, passi avanti, esperienze, anche sul fronte di un vaccino che dunque poteva diventare comune. Poi? Sembra che la rete si sia in qualche modo spezzata, vittima di una “guerra” sul vaccino, una gara a chi arriva primo, strumentalizzato dalla politica per utilizzarlo su base nazionalista, o più prosaicamente ancora, su base commerciale per il giro di denaro che vi è implicato”.
– dal sito della diocesi-