Camminiamo Insieme

DOMENICA DELLE PALME

dal Vangelo secondo Matteo
(Mc; 2,1-12)

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».

 


Commento
Dio è talmente “appassionato” dell’umanità, da permettere la “passione” di suo Figlio, che per coerenza con l’amore e la verità che ha sempre predicato accetta la contrarietà, la persecuzione e persino la morte infamante della croce.
Le scene terribili degli ultimi giorni di Gesù ci consegnano un Dio che sa soffrire, da “uomo”, a 360 gradi. Affronta dolori fisici lancinanti (violenze di ogni tipo), psicologici (paura e angoscia), interiori (tradimento, rifiuto), morali (l’ingiustizia di una punizione immeritata), spirituali (sentirsi abbandonato da Dio).
Questo meraviglioso incastro di possibilità e di libertà che è la vita non ci mette al riparo dal male, in qualsiasi forma si presenti, chiunque ne sia il colpevole. Gesù lo affronta con la schiena dritta, lo attraversa senza scorciatoie e risentimenti, lo guarda in faccia in tutta la sua crudezza senza disprezzo.
Dal crocifisso sembra dire a ogni sofferente del mondo: «So cosa vuol dire, ho provato anch’io». Ma anche: «Coraggio, pure il dolore più grande è passeggero».
Nel racconto della passione colpiscono i suoi silenzi, come se ogni parola in più fosse superflua o controproducente. In essi Gesù coltiva la fiducia nella vicinanza di Dio. Come un abbraccio che nessuno riesce a offrirgli, ma di cui umanamente ha bisogno.
L’abbraccio che dice a chi soffre: «Sono qui, con te».

 


PER TUTTE LE CROCI DEL MONDO

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.
Con la tua croce hai riscattato il dolore di ogni persona.

Hai conosciuto la croce dell’ingiusta condanna:
ora puoi comprendere
gli innocenti che patiscono per le follie delle scelte altrui.

Hai conosciuto la croce dello scherno e del pregiudizio:
ora puoi comprendere
le vittime della maldicenza e delle bugie.

Hai conosciuto la croce della fatica:
ora puoi comprendere
coloro per cui la vita è un peso.

Hai conosciuto la croce della debilitazione fisica:
ora puoi comprendere
chi è infermo e impotente, su una carrozzella o in un letto.

Hai conosciuto la croce dell’umiliazione e del rifiuto:
ora puoi comprendere
chi non viene accolto nella sua diversità.

Hai conosciuto la croce dell’abbandono:
ora puoi comprendere
chi si sente solo, trascurato, in lutto.

Hai conosciuto la croce di chi resta senza nulla:
ora puoi comprendere
la povertà, l’indigenza, la fame.

Hai conosciuto la croce del silenzio di Dio:
ora puoi comprendere
chi non ha mai percepito la sua vicinanza.

Ti benediciamo, Cristo, e ti adoriamo.
Tu sai ascoltare ogni dolore del mondo,
ci abbracci con forza e ci consoli,
perché nei tuoi occhi
leggiamo la fiducia nella risurrezione.